La grande varietà di temi che hanno ispirato i gioielli dell’epoca vittoriana

14 Apr

L’epoca vittoriana deve il suo nome alla regina Vittoria che fu incoronata nel 1837 sul trono d’Inghilterra. Il lungo regno, che si protrasse all’incirca per una sessantina d’anni, determinò un periodo di grande fasto e magnificenza per la Gran Bretagna nel campo delle arti, delle scoperte scientifiche e della moda, nonché una stabilità e una floridezza economica significative.Grazie all’interesse della sovrana per la moda e per i gioielli, gli stili si rinnovarono in maniera incessante e proposte innovative e bizzarre si affiancarono a soluzioni più tradizionali.

Parure con braccialetto, spilla e orecchini realizzata da Hancock in oro, corallo e smalto con pannelli figurativi di ispirazione assira. 1870

Parure con braccialetto, spilla e orecchini realizzata da Hancock in oro, corallo e smalto con pannelli
figurativi di ispirazione assira. 1870

Lo stile detto archeologico, favorito dagli scavi degli anni ’30, portò all’attenzione della regina fibulae romane, bullae etrusche, amuleti e croci greche; gli artigiani, pertanto, si impegnarono nella lavorazione di filigrane e granulazioni in oro per riprodurre modelli antichi. Approfittando di questa occasione, gli orafi tentarono di far sentire la loro voce e lottarono per ottenere maggiori diritti e riconoscimenti nel carpo dell’artigianato, scagliandosi contro la produzione industriale che spesso sacrificava la qualità in favore di prezzi più bassi.  Basti pensare al caso di Fortunato Pio Castellani, orafo romano che si adoperò per  portare avanti una tradizione manifatturiera che impiegasse tecniche antiche nella lavorazione dell’oro.

Anche altri scavi, quelli condotti, ad esempio, in Mesopotamia da Austen Henry Layard, fornirono nuove fonti d’ispirazione: le sculture colossali e le opere delle rovine assire di Nimrud e Ninive, furono in parte trasportate in Inghilterra, collocate e rese visitabili al British Museum . I pannelli figurativi dei portali e le decorazioni architettoniche divennero modelli da riprodurre in oro per la composizione di bracciali e spille.

Dalle espansioni coloniali, invece, in particolare dall’India, terra di cui la regina Vittoria divenne imperatrice nel 1876, giunsero altri motivi e spunti a cui attingere.

Revival Archeologico: gioielli Hancock nelle loro scatole originali. In basso, la spilla "Country Cavan" o "Queen's" ispirata alla spilla di Tara rinvenuta nel 1850.

Revival Archeologico: gioielli Hancock nelle loro scatole originali. In basso, la spilla “Country Cavan” o “Queen’s” ispirata alla spilla di Tara rinvenuta nel 1850.

Sempre durante i primi decenni del secolo, diventarono oggetto d’interesse per la moda  anche un certo  stile rinascimentale, fatto di abiti fluttuanti, diademi e ferronieres (nastri o catenelle con gioiello che si tendevano sulla fronte), i motivi naturalistici,  come spighe, bouquet, fiori e farfalle montati, en tremblant, anche su corsetti, così come un revival medievale  in chiave romantica: i temi cavallereschi e la celebrazione dell’amore eterno riproposero i famosi gioielli sentimentali con nodi, cuori, nastri e capelli intrecciati.

Il periodo successivo che si estende tra gli anni ’60 e gli anni ’80 dell’Ottocento, fu tutto un brulicare di nuove scoperte e nuove proposte nel campo dell’oreficeria: il ritrovamento di alcuni esemplari d’arte celtica, come la spilla di Tara, nel 1850 e gli scavi del 1860, condotti in Egitto, entusiasmarono gli orafi europei che misero in vendita una serie di repliche ottenute per fusione, presso le Esposizioni Universali di Londra e Parigi. L’esposizione universale londinese del 1862, invece, fu fondamentale per la presenza in Europa dell’arte tradizionale giapponese: i mastri armaioli di quel paese, specializzati nella lavorazione dei foderi (saya), delle guardie (tsuba) e dei cinturoni con metalli scuri intarsiati in oro e argento, cominciarono a produrre anche gioielli per l’esportazione, poiché nella loro patria non si usava indossarne.

Scottish Revival: spille vittoriane in argento del 1860 circa, con agate e ceramica jasper.

Scottish Revival: spille vittoriane in argento del 1860 circa, con agate e ceramica jasper.

Tornando alla Regina Vittoria, essa nutriva un profondo amore per la Scozia e per l’arte orafa scozzese, perciò  comparvero sul mercato anche motivi tradizionali come spille a cuore, pugnali, sporran(tipica borsa di pelliccia facente parte del costume nazionale) e disegni geometrici, ma anche riproduzioni di souvenirs come torri, arpe e trifogli provenienti, invece, dall’Irlanda.

Decisamente più curiosi, tuttavia, risultano gli elementi umoristici di cui anche la sovrana usava adornarsi: anche piccole riproduzioni di lanterne, ruote di carro, ferri di cavallo, elementi che proponevano scene di caccia o attività sportive diventarono i suoi soggetti preferiti.

Il tema zoomorfico, che inizialmente privilegiava repliche di insetti, piante acquatiche e uccellini sui nidi, in metallo prezioso o paste vitree, andò a sconfinare nel macabro:  ossa, artigli e denti, andavano a comporre trofei di caccia da appendere a collane ed orecchini.

Orecchini di Harry Emanuel con teste d'uccello, con occhi di vetro rosso, montate su base in oro. 1865, Victoria and Albert Museum.

Orecchini di Harry Emanuel con teste d’uccello, con occhi di vetro rosso, montate su base in oro. 1865, Victoria and Albert Museum.

Una profonda variazione nel gusto e nella moda inglese si percepì a partire dal 1861, anno in cui l’amato principe consorte Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha, morì. La perdita gettò la regina in uno stato di profonda sofferenza durante il quale il nero divenne il colore dominante per abiti e gioielli. Per questo motivo cominciarono a diffondersi ornamenti in giaietto autentico (minerale d’origine vegetale simile al carbone, molto brillante e molto fragile, che veniva estratto nello Yorkshire vicino a Whitby), ma non solo. In Boemia, infatti, si producevano imitazioni del giaietto in vulcanite, una delle prima materie plastiche, mentre dalla Francia provenivano le riproduzioni in vetro nero, che poteva essere ben sfaccettato, il cui luccichio veniva incrementato dall’applicazione sul fondo di una lastra di acciaio rivestito di nero. La foggia dei gioielli reali influenzò il gusto degli inglesi.

Orecchini vittoriani del 1870 in giaietto. Victoria and Albert Museum

Orecchini vittoriani del 1870 in giaietto. Victoria and Albert Museum

Terminato il periodo di lutto strettissimo, la regina diede per l’ennesima volta una svolta alla moda, accantonando i gioielli funerei e ricominciando ad indossare monili dai toni tenui e perle.

L’amore per l’oro non tramontò e il metallo nobile rimase il materiale preferito e più indossato a corte.

Negli ultimi decenni del secolo, infine, fecero la loro comparsa anche i primi gioielli in materiale plastico: la parkesine, una soluzione di nitrato e cellulosa modellabile, e la celluloide, una materia madreperlacea alla vista, costituita da nitrocellulosa plastificata con canfora, inventata in America dai fratelli Hyatt nel 1869. Colorabile, ma tremendamente infiammabile, la celluloide ben si prestava all’imitazione dell’avorio, del corallo, dell’osso e delle perle e, grazie all’impiego dei sofisticati macchinari dell’American Celluloid Company, fondata nel 1871, venne prodotta meccanicamente, in grandi quantità e a basso costo.

Spilla con rametto di rose in metallo dorato e petali in celluloide color avorio. Firmata Krementz, fine '800.

Spilla con rametto di rose in metallo dorato e petali in celluloide color avorio. Firmata Krementz, fine ‘800.

Autore: Silvia Marcassa

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