Arts&Crafts e la rivalutazione dell’artigianato

23 Apr

Nel XIX secolo l’Europa fu contraddistinta dal grande progresso scientifico e industriale che portò tra il 1830 e il 1870 alla Prima e Seconda Rivoluzione Industriale. Queste Rivoluzioni, il quale fulcro fu l’Inghilterra, porteranno il continente a una netta trasformazione sociale dentro e fuori dal continente europeo. L’economia dei paesi industrializzati,uscita dalla crisi della Grande Depressione del 1873, conoscerà una stagione di forte crescita produttiva, grazie a nuovi sostegni energetici e tecnologici. L’industria portò quindi un radicale cambiamento all’interno della società. All’interno delle fabbriche si cominciò ad applicare la razionalizzazione produttiva, fabbricando articoli in serie, facilitando così il flusso della produzione, utilizzando il lavoratore in modo più razionale così da accorciare il tempo di realizzazione di un prodotto e di conseguenza di abbassare vertiginosamente il prezzo.

Tessuto disegnato da William Morris, prodotto da Morris, Marshall, Faulkner & Co, 1873

Tessuto disegnato da William Morris, prodotto da Morris, Marshall, Faulkner & Co, 1873

La produzione in serie contribuì a introdurre sul mercato una gran quantità di nuovi beni a basso costo, favorendo così la nascita di vaste catene commerciali e grandi magazzini. Il grande magazzino fu un nuovo trionfo per la massa. Questo nuovo assetto si distingueva dal negozio al dettaglio tradizionale, che aveva radici nella bottega medioevale, presentando per la prima volta il prezzo esposto fisso, il reso della merce, l’ampiezza dell’assortimento. Un nuovo universo di prodotti accessibili, grazie alla produzione seriale delle nuove macchine industriali, dove gli operai si limitavano a una serie di gesti ripetitivi, producendo migliaia di oggetti uguali, senza la minima sbavatura o unicità. Ma questa facile accessibilità ai nuovi prodotti, non veniva sostenuta da tutti. Intellettuali e artisti sostenevano invece che all’incalzante industrializzazione, bisognasse riconsiderare l’importanza dell’artigianato, dando vita alla fine dell’800 al movimento Arts&Crafts.

Augustus Pugin, disegno, 1851.

Augustus Pugin, disegno, 1851.

Tra gli artisti sostenitori, William Morris, fu una delle figure cardine del movimento. Nato da una famiglia benestante, venne influenzato dalla bellezza medievale durante gli anni trascorsi ad Oxford. Il suo interesse per l’architettura gotica, lo portò inevitabilmente ad approcciarsi ai lavori di Augustus Pugin. Architetto e designer, fu il promotore del movimento Gothic Revival. Nato per reazione alla tradizione neoclassica, vedeva nella società gotica, una società esemplare. I lavori architettonici di Pugin si fondavano su due principi cardine: il primo voleva l’edificio gotico funzionale in tutte le sue parti; il secondo prevedeva che gli ornamenti dovessero essere un arricchimento della struttura essenziale dell’edificio. Una forte influenza ebbe questo movimento sull’Arts&Crafts dato, in primo luogo, dal grande valore stimato nell’artigianato e in secondo luogo, l’importanza della funzionalità e dello scopo oltre l’aspetto decorativo.

Nel 1851 alla prima Grande esposizione universale di Londra, venne esposto uno dei primi esempi di Gothic Revival , la Medieval Court exhibition. Dedicata interamente al XIII° e XIV° secolo, furono esposti ricami, vetri dipinti, argenterie e gioielli disegnati per lo più dallo stesso Pugin che ripercorrevano appunto l’epoca medievale. Influenzata da questo una nuova società, la Morris, Marshall and Faulkner &Co, fondata da William Morris nel 1861, mise in mostra all’esposizione seguente nel 1862, mobili e oggetti sempre collegati allo stile gotico, sotto gli insegnamenti di Pugin. Il risultato più importante che si evinse dall’esposizione era l’importanza che aveva per Morris, la qualità dei prodotti e la collaborazione tra artisti e artigiani.

Augustus Pugin, Collana e croce, 1843.  Disegno Augustus Pugin; Produzione: John Hardman & Co.

Augustus Pugin, Collana e croce, 1843.
Disegno Augustus Pugin; Produzione: John Hardman & Co.

Il movimento per vari aspetti fu collegato a un’altrettanto importante movimento, quello dei Preraffaelliti, del quale venivano condivisi alcuni ideali e soprattutto il rifiuto della cultura artistica dell’epoca. Spesso molti artisti del movimento preraffaellita venivano in contatto con Morris&Co. creando collaborazioni artistiche.

“Che cosa ci importa dell’arte, se non tutti possono condividerla?”

– William Morris

William Morris sosteneva che non era l’uomo che stava al servizio della macchina, come succedeva nella produzione in serie, ma doveva essere la macchina al servizio dell’uomo. I grandi valori dietro al movimento prevedevano il rifiuto dell’architettura classica e la rinascita dello stile gotico, l’arte per tutti e la nostalgia per l’era medievale vista come l’età d’oro di creatività e libertà. Il punto principale del movimento era l’uguaglianza tra artista e artigiano. L’arte, infatti, non doveva essere appannaggio di pochi, esposta sui muri di gallerie, apprezzata da una ristretta élite, ma doveva risultare disponibile e accessibile negli oggetti funzionali e pratici. Lo scopo principale della produzione artigiana, era di creare qualcosa di unico e di alta qualità che innalzasse il benessere della persona e della sua vita quotidiana. Era la creazione fatta a mano da parte dell’artigiano-artista, che dava carattere e “anima” all’oggetto. Per quelli che appoggiavano il movimento, l’imperfezione e l’irregolarità avevano gran valore, in confronto alla perfezione fredda e senza vita dei prodotti fatti dalla macchina.

Archibald Knox, Fibbia in argento e smalti. Collezione Cymric

Archibald Knox, Fibbia in argento e smalti. Collezione Cymric

Ma questo odio contro la macchina, porterà al fallimento dell’Arts&Crafts per vari motivi, come l’alto costo degli oggetti e dei gioielli rispetto a quelli prodotti industrialmente e il ristretto cerchio di clienti effettivi. La gente, infatti, voleva gioielli appariscenti a poco prezzo, resi accessibili alle tasche di molti grazie proprio alla meccanizzazione.

In questo clima di grande rivalutazione degli oggetti prodotti manualmente, il campo della gioielleria toccò i vertici della creatività. Spesso gli ideatori dei gioielli erano pittori o architetti. Tra le figure più importanti si possono ricordare C.R. Ashbee e Archibald Knox, che disegnarono gioielli per la produzione di  Arthur Lasenby Liberty. Quest’ultimo fondatore della Liberty&Co., portò a un livello superiore la produzione di gioielleria e oggetti.

Archibald Knox, Collana argento e smalti.

Archibald Knox, Collana argento e smalti.

Fedele alle linee dell’Arts&Crafts, Liberty, progredì nella produzione portando i disegni in fabbrica, combinando utilità e buon gusto con un prezzo modesto.

La sua fortuna fu il perfetto equilibrio tra arte e industria. Fra le collezioni più famose Archibald Knox disegnò la collezione Cymric. I gioielli per lo più in argento, erano spesso incastonati con turchesi imperfetti o con madreperla ondulata, ripercorrendo l’ideale dell’Arts&Crafts della bellezza dell’imperfezione.

I gioiellieri del movimento, che rifiutavano il progresso dell’industria, si ispirarono al mondo della natura, a flora e fauna. Creavano monili utilizzando pietre non tagliate, perle barocche, materiali naturali e smalti. I motivi più utilizzati comprendevano fiori stilizzati, ali, foglie e componenti d’argento finemente lavorati, combinati insieme per creare spille, anelli, collane, pendenti e braccialetti.

Purtroppo, come già citato, l’alto costo dei gioielli prodotti da questi artigiani, diminuiva il cerchio di personaggi che si poteva permettere di comprarli, venendo meno agli ideali di Morris per cui questi prodotti dovessero essere alla portata di molti.

Autore: Giulia Antonaz

Photo credit: design-is-fine.org; collections.vam.ac.uk; intense-life.com; tademagallery.com.

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