The weight of the world
is love.
Under the burden
of solitude,
under the burden
of dissatisfaction
the weight,
the weight we carry
is love
(Song, Allen Ginsberg, 1954)
Gli anni ’60 e ’70 del Novecento hanno portato grandi cambiamenti: dalla rivoluzione sessuale della pillola anticoncezionale alla moda della minigonna; è il decennio dei Beatles e della Pop Art di Andy Warhol, delle lotte politiche e del movimento pacifista, degli hippies, del Flower power, del rock psichedelico, del festival di Woodstock (la cui risonanza mediatica fu enorme in tutto il mondo), della guerra in Vietnam e della legge sul divorzio in Italia: avanza a piè pari un profondo cambiamento negli usi e costumi della società occidentale e i giovani e le donne vivono in prima linea questo rinnovamento radicale, i cui influssi sono tangibili anche ai nostri giorni.
Negli anni ’60 trionfa il culto dell’immagine fotografica e della produzione in serie diretta sempre di più ad una cultura di massa, alimentata ora più che mai dai media (televisione, riviste) ed in particolare dalla potenza evocativa della pubblicità.
Andy Warhol dedica nelle sue opere molto spazio al concetto e al valore di “falso”; molti artisti, come Salvator Dalì, si cimentano nella creazione dell’arte in forma di gioiello e l’ultimo dei grandi disegnatori di bijoux americani, Kenneth Jay Lane, negli anni ’70 viene consacrato definitivamente come capostipite nella produzione seriale dei bijoux, realizzando in gioielleria il concetto dei “multipli” che la Pop Art aveva teorizzato e realizzato nelle arti visive: produzione di massa non solo come ripetizione ossessiva dello stesso soggetto ma come mezzo mediatico per far arrivare l’idea dell’artista al maggior numero di persone possibile.
Il culto dell’immagine, la spasmodica ricerca della celebrità, il consumismo indotto provocano, insieme alle tensioni sociali del momento (guerra in Vietnam, assassinio di Kennedy, situazione in Cina) una forte reazione idealista e pacifista, dando luogo al movimento degli hippies, i “figli dei fiori”. Gli hippies adottano uno stile di abbigliamento lontano dai canoni classici della moda patinata, usando la moda come simbolo di libertà e di parità dei sessi: camicie larghe e colorate, tuniche dai colori sgargianti, gonne lunghe, pantaloni a zampa e monili dal retrogusto esotico diventano parte di un ben definito gruppo culturale e sociale, che vuole prendere le distanze dalla società convenzionale.
Flower power è un’espressione tipica del movimento hippy, che significa letteralmente “potere dei fiori”, simbolo di una ideologia non violenta. La paternità dello slogan, risalente al 1965, è del poeta Allen Ginsberg. Il movimento nacque per opporsi attivamente alla guerra del Vietnam; alcune prese di posizione dei pacifisti militanti (come bruciare le lettere di chiamata obbligatoria alle armi) suscitarono sdegno e critiche negli ambienti conservatori e tradizionalisti ma fecero leva sulle giovani generazioni, gettando i semi di una cultura hippy che si consacrerà negli anni a seguire, estendendosi dagli Stati Uniti all’Europa. Proprio in Europa, ad Amsterdam, si trova uno dei luoghi di incontro del movimento più famosi, una vecchia chiesa trasformata in un club musicale chiamato “Paradiso”, rifugio della controcultura antimilitarista e anti interventista e luogo in cui molti dei più grandi artisti del tempo (tra cui Yoko Ono), tennero memorabili performarce e concerti.
Parlando di concerti e di hippies, come non citare il mitico festival di Woodstock, che nell’immaginario comune è la manifestazione più celebre del movimento Flower power. Il leggendario evento, che vide tra i suoi protagonisti mostri sacri della storia della musica come Joan Baez e Bob Dylan, si svolse a Bethel, una piccola città rurale nello stato di New York, nell’estate del 1969, prendendo il nome dalla vicina città di Woodstock e accolse (inaspettatamente) più di 400.000 giovani. La grande carica simbolica lo ha consacrato come uno tra i più grandi eventi della storia del rock e del costume.
L’espressione Flower Power rimanda le antiche credenze secondo le quali i fiori abbiano proprietà nascoste che vanno portate alla luce; dal punto di vista sociale questo rimanda inevitabilmente alle droghe ed agli allucinoceni ma dal punto di vista della moda e del costume richiama un nuovo stile, più libero e disinibito, più infantile e colorato: a partire dalla seconda metà degli anni ’60 trionfano le stampe dalle fantasie psichedeliche e floreali e dai disegni geometrici con cerchi, linee intrecciate deformate e colore, colore, tantissimo colore, accostato con nuova e disinibita libertà.
Nel corso degli anni ’70 ai temi floreali si accostano i simboli della pace e di gusto orientale, in linea con la corrente di pensiero degli hippies. I nuovi simboli entrano in uso sia negli abiti che negli accessori. In questo periodo l’industria del gioiello vede un calo di produzione: come nel periodo della crisi economica degli anni ’40, in un momento sociale che richiama ad uno stile di vita più sobrio e minimale, i bijoux che esaltano uno stile glamour e di sfavillante eleganza non sono visti di buon occhio; fanno tuttavia eccezione gli orecchini molto grandi e i pendenti con simboli naturali e orientaleggianti.
Le case produttrici, anche e soprattutto per avvicinarsi ai gusti ed alle tendenze del momento, scelgono materiali prevalentemente poveri (oltre che intrinsecamente anche nell’aspetto) e duttili: compaiono quindi gioielli composti da fili metallici intrecciati tra loro, stoffa, perline e piccoli ciondoli in materiali plastici.
Si può dire che la moda floreale, il gusto per i colori accostati in libertà, le forme ampie, morbide e libere di questi anni, hanno subito rimaneggiamenti, reinterpretazioni ma non sono mai scomparse, forse per l’allegria e la leggerezza che evocano, forse perché rappresentano ancora, loro malgrado, l’utopia di un mondo migliore, più attento alla natura e al rispetto tra i popoli.
Autore: Lara De Lena
photo credit: www.woodstockfilmfestival.com; www.truthseeker444.blogspot.com; www.feelnumb.com; http://moda.pourfemme.it/; www.fleurette.it; www.paoenrico.it; http://www.finisilvia.com; http://www.stilefemminile.it;
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