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Il gioiello come rappresentazione presso gli Antichi Egizi

24 Feb

Ai giorni nostri, il nostro modo di indossare vestiti ed accessori, espone l’ immagine di noi che vogliamo dare al mondo. Ma comunicare il nostro essere ha origini molto più arcaiche. Già nell’antico Egitto per il popolo che viveva lungo le rive Nilo i gioielli erano di vitale importanza. A seconda dei gioielli indossati si poteva riconoscere il rango di una persona. Il faraone e la sua famiglia si distinguevano perché erano i soli che potessero portare gioielli che recavano le figure di scimmie, cobra e avvoltoi. Altri simboli come gazzelle e rosette, si trovavano sui gioielli delle donne dell’harem del sovrano. La condizione sociale di una persona veniva individuata dai diversi ornamenti che portava. Collane, bracciali e anelli come abbiamo visto, venivano decorati con simboli. Spesso potevano essere presenti anche cartigli incisi ad indicare il nome della persona che portava il gioiello.

Orecchini di Seti II, museo del Cairo

Orecchini di Seti II, museo del Cairo

I monili egizi non solo erano di grande valore in quanto prodotti in oro massiccio, ma soprattutto per la policromia data da pietre e vetri con cui erano decorati i pezzi sapientemente lavorati. Corniola, lapislazzuli, feldspato  e onice erano le pietre più usate. Ma venivano anche adoperati vetri colorati, o da argilla vetrificata.

 

Gli egizi, avevano sviluppato una concezione religiosa incentrata sul culto dei morti e credevano che tutti i fenomeni naturali avessero facoltà divine. Per questo a tutte le forme della natura era attribuito un significato simbolico-religioso.

Ma questi gioielli per il loro carattere magico e simbolico, non potevano essere indossati da tutti. Solo il faraone e i personaggi più altolocati, avevano la possibilità di indossare questi pezzi di distinta gioielleria. Spesso era il re a decidere chi poteva o non poteva. Era consuetudine del faraone fare regali ai suoi cortigiani e nobili in cambio della loro fedeltà. Le scene, del faraone che donava gioielli, erano spesso rappresentate in molte tombe. Ma non solo il faraone regalava gioielli. Anche i sudditi offrivano doni al re o alla classe sacerdotale durante determinare occasioni come la celebrazione dell’Anno Nuovo o la festa di Heb-Sed del re.

A seconda delle decorazioni dei gioielli, si poteva riconosce il rango di una persona.

Il popolo egizio è soprattutto conosciuto per i preziosissimi gioielli che sono arrivati a noi, grazie ai ritrovamenti delle sepolture. Le tombe  hanno custodito per millenni le testimonianze di questa cultura.

Gli egizi davano molta più importanza alla morte che alla vita e questo si rispecchiava anche nelle loro sepolture. A differenza delle abitazioni, le tombe erano progettate per  resistere nel tempo. Tanto è vero che gli egizi credevano in una vita nell’aldilà dopo la morte. Questo è il motivo per cui nei sepolcri furono inumati svariati oggetti  legati alla vita quotidiana che servivano al defunto per poter accedere alla vita successiva. Gli egizi ritenevano che ogni uomo avesse due anime: una che viveva nel corpo e l’altra che sopravviveva dopo la morte. Ma per giungere a questa vita seguente, il defunto doveva combattere le forze del male, per guadagnare la sua anima e tornare alla vita. Per accompagnarlo in questo viaggio, all’interno del sepolcro veniva aggiunto il Libro dei Morti. Che fosse inciso sui muri, dipinto sul sarcofago o scritto su pergamene, a seconda delle epoche, il libro raccoglieva formule e racconti ; narravano il viaggio del Dio Sole che compiva nelle ore buie, combattendo mostri, incarnazioni del male, per tornare a risorgere il giorno dopo, metafora della reincarnazione del defunto.

Grazie al Libro dei Morti, sono arrivate fino a noi anche tutte le pratiche che servivano per conservazione e la salvaguardia sia fisica che simbolica del corpo e dell’anima del defunto. Nel libro vengono descritti dettagliatamente gli amuleti che venivano posti tra le bende. Gli amuleti avevano diverse forme che riproducevano divinità, animali, e simboli divini. I simboli più comuni nell’antico Egitto erano lo scarabeo che simboleggiava il dio del sole Ra e  l’occhio di Horus, attribuito alla luna o Osiride. Gli amuleti potevano essere in diversi materiali come oro, argento, pietre preziose o paste vitree.

 

Poche culture come quella degli antichi egizi hanno dato una così elevata importanza alla vita dopo la morte. Dovuta a questa particolare concezione oggi abbiamo tantissimi reperti che raccontano quella che è stata una delle più importanti culture dell’antichità.


Autore: Giulia Antonaz

Tutankhamun e l'”egittomania”

21 Feb

Da sempre, il fascino dell’Antico Egitto condiziona la cultura ed il costume occidentale. Attraverso infinite suggestioni, l’immaginario egizio con le sue piramidi, i sarcofagi antropomorfi, le spirali, i serpenti, gli scarabei, influenza l’arte e la moda, in modo particolare nell’ultimo secolo.
egittomania_html_m1f1c50ffPartiamo dal mito di Iside: come ci narra Plutarco (e prima ancora Erodoto) nel suo Iside ed Osiride, con l’aiuto della sorella Nefti, Iside recuperò e assemblò le parti del corpo di Osiride e lo riportò alla vita, diventando nell’immaginario collettivo la divinità per antonomasia associata alla magia e all’oltretomba.
Ad Iside ed alla sua iconografia con Horus si ispira l’arte paleocristiana nella raffigurazione di Maria che tiene in braccio il suo Gesù e forti analogie si ritrovano anche nella raffigurazione di entrambe con tratti femminili estremamente delicati ed eterei.

egittomania_html_374b143dPensiamo inoltre alla sua iconografia e al rapporto tra questa e l’estetica dell’antica Roma e vediamo subito come il suo fantastico mito influenza, con l’introduzione dell’obelisco, l’estetica del culto religioso cristiano.

Anche in tempi più recenti, il mondo occidentale ha attinto a piene mani nell’immaginario egizio. L’elemento che scatena la tendenza è, nel 1922, il ritrovamento della tomba del faraone Tutankhamon, vissuto nel XIV secolo a.C., a opera degli studiosi Howard Carter e Lord Carnarvon. Le operazioni di scavo iniziarono già nel 1902; all’epoca del ritrovamento gli archeologi identificarono le tracce della tomba di Tutankhamon sotto i detriti di quella di Ramesse VI, nella Valle dei Re (antica Tebe, oggi Luxor). Nel sepolcro rinvenuto di Tutankhamon, che comprende ben quattro stanze sotterranee, furono trovati oltre 5000 oggetti, fra i quali la celebre maschera mortuaria in oro del faraone, gioielli, mobili, armi, ventagli e statue, oggi esposti in gran parte al Museo egizio del Cairo.

egittomania
egittomania_html_5fccd155egittomania_html_31b95691Si riafferma quindi potentemente l’”egittomania”, termine storico già coniato dagli storici e riferibile a un vero e proprio fenomeno estetico, databile, nella cultura occidentale, tra XVIII e XIX secolo, in coincidenza e in conseguenza con la campagna napoleonica in Egitto.

egittomania_html_m6ac22dfNegli anni Sessanta, l’egittomania si impone nuovamente nell’immaginario più glamour in una veste decisamente “patinata” con il celeberrimo colossal Cleopatra, girato tra il 1960 ed il 1963. Il film, appartenente al genere cinematografico peplum, è tra le produzioni più costose mai realizzate (rischiò di mandare in fallimento la 20th Century Fox perché richiese ben 44 milioni di dollari contro un budget iniziale della produzione di “soli” 2 milioni).
I costumi del film furono affidati ad un italiano, lo scenografo, sceneggiatore e costumista romano Vittorio Nino Novarese, che per il colossal vinse anche l’Oscar nel 1964.
Rimasto nella storia soprattutto per il “gossip” che riguardava la chiacchierata e tormentata storia d’amore tra i due protagonisti, il film ci regala un intricato mondo di amori e inganni.

Ovvio che di storico e documentato abbiamo ben poco; quel che è certo è che l’iconografia della regina egizia Cleopatra è ancora fortemente legata all’immagine della sua interprete, l’attrice Elizabeth Taylor, indiscutibile icona fashion di quegli anni.egittomania_html_14d2a6ebegittomania_html_m2ff00400

Perché tanto successo? Coma fa questo meraviglioso mito a permanere così granitico nei secoli? Non abbiamo una risposta. Certo è che lo stile egizio conserva nei secoli un fascino evocativo che sembra non tramontare mai, tanto negli abiti quanto nei gioielli e negli accessori, proponendo un’immagine misteriosa della donna, lussuosa e regale, “magica”, eternamente giovane, come giovane era il faraone Tutankhamun, detto “il faraone bambino”, la cui morte, tuttora oggetto di studi (l’ultima radiografia sulla mummia risale al 2005) resta ancora avvolta nel mistero.

Autore: Lara de Lena

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Look Cleopatra

26 Mar

Look Cleopatra

L’aspide ha sempre avuto un grande fascino ed è un tema ricorrente nella storia del gioiello a partire dalle più antiche civiltà. Se poi a proporlo è uno dei più grandi designer americani come Kenneth Jay Lane…il successo è assicurato. 😉